Sapere, saper fare, saper essere!

Le competenze di un qualsiasi lavoratore qualificato dovrebbero essere una miscela composta di tre componenti, tutte molto importanti e per questo non trascurabili. Deve sapere; deve saper fare; e poi anche deve saper essere. E la questione non è “filosofica” come può sembrare.

Parlando della componente del Sapere ci si riferisce all’insieme delle conoscenze sia di tipo generale, sia di tipo specialistico che si acquisiscono con i percorsi scolastici e formativi tradizionali; conoscenze che devono essere aggiornate di continuo attraverso convegni, seminari, contatti con colleghi, studio personale.

La componente del Saper fare è riferita invece abilità intese come prassi, a procedure cognitive e manuali che determino la capacità di eseguire bene i compiti connessi al lavoro. Si tratta di processi appresi nel tempo che consentono di trasferire efficacemente nel lavoro le conoscenze acquisite. Sono capacità proprie della persona che possono e devono essere potenziate e migliorate con stage lavorativi, tirocini, collaborazioni professionali, esperienze professionali.

Poi c’è il Saper essere cioè quell’insieme di caratteristiche psicologiche e socio-culturali consentono prestazioni efficaci: parliamo delle capacità di scegliere, di decidere, di assumersi la responsabilità, di agire, di rischiare, di sapersi organizzare e orientare, saper comunicare, collaborare. Empatia, flessibilità, leadership, volontà, tenacia, perseveranza, fiducia in se stessi, autonomia, apertura, creatività, dinamicità, iniziativa…

Il mix delle competenze dovrebbe essere molto articolato ed bilanciato nelle rispettive componenti: 1/3 di Sapere, 1/3 di Saper Fare, 1/3 di Saper essere.

 

Tutto ciò non è sempre facile, in quanto ognuno di noi tende a privilegiare una componente della competenza, a scapito delle altre. Con un po’ di attenzione si riesce a diventarne consapevoli e a correggere un mix non bilanciato al fine di evitare i problemi che possono sorgere quando c’è un’eccessiva preponderanza di una componente sulla altre.

Se si privilegia troppo il Sapere (a scapito del Saper Fare e/o del Saper essere), il risultato sarà una persona troppo “teorica”, “astratta”, lontana dalla realtà, “accademica”; paradossalmente, troppo “formata”. Una persona che saprà molto ma che saprà fare poco, saprà applicare poco il Sapere, saprà produrre poco, avrà difficoltà a mettere il Sapere in atti concreti. Saprà essere poco pragmatica e realista, in definitiva poco utile.

Se si privilegia troppo il Saper fare (a scapito del Sapere e/o del Saper essere), il risultato sarà una persona troppo concreta, un “praticone” come si dice. Una persona inadeguata agli scenari professionali e imprenditoriali di oggi che richiedono anche una preparazione di tipo teorico-culturale, nonché la capacità di saper leggere politicamente gli stessi scenari per poter agire efficacemente in essi.

Se, invece, si privilegia troppo il Saper essere (a scapito del Sapere e/o del Saper fare) si avrà una persona molto politica, astuta, comunicatrice, diplomatica, ecc., ma allo stesso tempo fumosa, inconcludente sulle questioni davvero importanti, inadeguata di fronte a Incarichi professionali intesi nel senso pieno del termine.

Sapere, Saper fare e Saper essere, dunque, interagiscono tra di loro modellando una professionalità più o meno adeguata alla situazione di lavoro.

Un responsabile amministrativo, ad esempio, conosce le regole della partita doppia, le norme fiscali e civilistiche per la redazione del bilancio (Sapere), sa redigere un bilancio con gli strumenti adeguati, sa leggerlo e programmare azioni per migliorarlo o mantenerlo (Saper fare), sa presentarlo ai suoi superiori mettendo in evidenza i dati più significativi e le azioni da intraprendere (Saper essere).

Stessa cosa per qualunque altro professionista (responsabile di produzione, responsabile commerciale, avvocato,…)

Occorre, dunque, coltivare tutte le proprie competenze nel quotidiano, secondo un programma per obiettivi, e dedicarsi sia al Sapere, sia al Saper Fare, sia al Saper essere, partendo da ciò che davvero ci è utile nello svolgimento del nostro ruolo.

Puntare tutto su corsi, convegni, seminari è un po’ illusorio; senz’altro saranno da privilegiare quei momenti formativi di tipo esperienziale, ove siano trasmesse pratiche e non solo nozioni, momenti in cui sia favorito lo scambio ed il confronto fra i partecipanti e non solo trasferiti contenuti a raffica dal docente alla platea. Sarebbe utile, poi, continuare a riflettere su quanto appreso in aula, dedicando momenti di approfondimento, da soli e con colleghi, amici.

Pratiche molto utili, soprattutto per il Saper essere, sono l’attivazione dell’auto-monitoraggio dei propri comportamenti al lavoro e la richiesta di feedback a colleghi, superiori, subordinati, senza temere eventuali

 

osservazioni poco favorevoli, anzi, ricordandosi che un feedback negativo ricevuto, soprattutto se da un subordinato, è una grande opportunità di miglioramento che questa persona ci offre!

LA SCHEDA

http://www.annaritagelasio.it/

Annarita Gelasio

La dottoressa Annarita Gelasio è psicologa del lavoro e delle organizzazioni. Formatrice e consulente di grande esperienza, ha collaborato e collabora con importanti realtà imprenditoriali.

Da anni fa parte del team di docenti dei corsi di formazione organizzati da INforma, il sistema formativo dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese.

Docente e consulente di Assoform Rimini e Unimpiego Rimini

 

 

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